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IL BUE E L’ASINO 

I racconti della nascita di Gesù sono stati aggiunti ai Vangeli tardivamente, per facilitare le conversioni al cristianesimo nelle popolazioni pagane dell’Impero Romano, abituate da secoli al mito dell'uomo "semidio" figlio di un dio e di una vergine.

Nei miti antichi, ci sono numerosi esempi di madri vergini che partoriscono esseri divini:

Devaki, madre di Krishna;
Ceres, madre di Osiride;
Maia, madre di Sakia;
Celestina, madre di Zunis;
Chimalman, madre di Quexalcote;
Minerva, madre del Bacco greco;
Semele, madre del Bacco egiziano;
Nana, madre di Attis;
Alcmene, madre di Eracle (Ercole);
Shing-Mon, madre di Yu;
Iside, madre di Horus

Nei vangeli cosiddetti "canonici", solo in Matteo e Luca troviamo questo genere di racconti. 

Mentre in Matteo si parla di “presagi esoterici” (i Magi, la Stella) e “Gesù bambino” viene collocato in una semplice “casa” (non in una stalla e tantomeno in una grotta), in Luca invece l’ambientazione è molto più scenografica: la mangiatoia, i pastori, gli angeli, ecc. 

Notiamo un’altra differenza: il racconto di MATTEO è pieno di citazioni (peraltro forzate) dall’antico testamento, mentre in LUCA non si cita alcun profeta.  

Ciò accade perché Matteo è dedicato a lettori prevalentemente EBREI, mentre LUCA è confezionato su misura per una platea di cosiddetti pagani. Questo spiega il tema della STALLA e della MANGIATOIA, in quanto i miti pagani sono spesso associati ad ANIMALI. 

Che nella stalla citata da LUCA ci siano stati un asino e un bue, è invece una leggenda molto posteriore, ed è riportata nel Vangelo “apocrifo” detto “PSEUDO-MATTEO”. 

L’apocrifo PSEUDO-MATTEO è molto tardivo, la datazione non è certa, ma certamente anteriore al IX secolo. Quindi quando viene scritto questo apocrifo, il cristianesimo è ormai interamente PAGANIZZATO, ROMANIZZATO, e profondamente ANTI-SEMITA.  

Ecco perché lo PSEUDO-MATTEO, copiando da LUCA colloca la nascita in una stalla, ma AGGIUNGE un bue ed un asino per IRONIZZARE sulla cosiddetta “incredulità” del popolo ebraico che non ha voluto “riconoscere” Gesù.  

L’ironia è data da un implicito riferimento al profeta Isaia, che scrisse: 

Il bue conosce il suo possessore,
e l'asino la greppia del suo padrone,
ma Israele non ha conoscenza,
il mio popolo non ha discernimento
Isaia 1:3 

Dunque, il bue e l’asino dei presepi, al di là del loro aspetto innocentemente indifferente, sono il simbolo del pregiudizio cristiano contro il popolo ebraico, ingiustamente considerato “senza discernimento” per non aver “riconosciuto” la presunta “divinità” del rabbino Gesù.